I introduce myself
"I introduce myself" , è la prima mostra che inaugura « RestART! », e sarà ospitata all’Imbiancheria del Vajro dal 15 giugno al 15 settembre 2021.
Ultima modifica 10 maggio 2024
Attraverso 80 opere della Collezione Civica “Trame d’Autore”, la mostra vuole essere un viaggio introduttivo alla scoperta dei diversi flussi di tendenza, delle tipologie formali e contenutistiche, dell’originalità e della profondità culturale rappresentata della Collezione “Trame d’Autore” e della stessa Fiber Art , dalle origini fino alle più recenti sperimentazioni mixed media.
Le opere sono distribuite in una ventina di sezioni o aree tematiche ma non si tratta di contenitori rigidi o spazi fisici e mentali vincolanti, infatti, molti artisti e molte opere fanno al contempo parte di diverse sezioni.
Un allestimento che vuole rispecchiare la natura stessa della Fiber Art , fluida ed interdisciplinare, pertanto ogni sezione nasce, fluisce, si integra, si arricchisce, dialoga e si trasforma con le altre e con lo spazio architettonico dell’Imbiancheria del Vairo.
A fare da collegamento e passaggio tra le sezioni c’è un bridge , ovvero un’opera o un artista che è al contempo parte integrante delle due sezioni e che si presta a più valenze di lettura. Vi sono poi alcune opere che p er le loro caratteristiche formali e dimensionali, vengono ad assumere una valenza di “chiosa di contrappunto”, e che pertanto saranno “libere”, posizionate, indipendentemente dalla loro sezione, proprio per rappresentare la trasversalità tipica della Fiber Art .
Tra tanti artisti presenti in mostra,
Valeria Scuteri che, utilizzando un telaio sperimentale da lei costruito, ha realizzato un abito installativo con fili di ferro che interagiscono con la luce: un’installazione che affronta il tema della donna e del riscatto della bellezza come risposta al dolore, fisico e dell’anima, rendendo omaggio alla vita in contrapposizione all’abbrutimento della morte. Tutto il lavoro trova significato nelle tracce che i corpi lasciano negli abiti, che nella sua poetica travalicano la semplice superficie e si spingono nell’interiorità della persona;
Silvia Heyden (Svizzera), tra le più importanti artiste storiche (è stata violinista e fiber artist coniugando le corde del violino al telaio, inventando un’innovativa tessitura da lei definita “Piumata”, che crea passaggi musicali e cromatici. Importantissimi i suoi studi alla School of Arts di Zurigo diretta da Johannes Itten);
Amayokasim Yamamoto (Giappone), la cui ricerca parte dal senso di riscoperta dell’ascoloto in risposta alla società del rumore (utilizza e sperimenta nel contemporaneo il recupero dell’antica tradizione della paglia. Nell’opera utilizza l’antica tessitura giapponese Sakiori ottenuta con fili di vecchi indumenti tagliati come ricordi di storie e persone);
Lauren Camp, il suo quilt, realizzato con modalità sperimentali, esprime la volontà di comunicare con ago e filo la musica Jazz (tra gli elementi fondanti della sua ricerca, i diritti umani e la condizione femminile. Le sue opere sono manifesti della sua battaglie sociali attraveerso la bellezza e materiali di recupero);
Nikola Filipovich (Montenegro), diploma in arte e ambiente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, pratica lo stitch illo , il ricamo fumettoso con il quale racconta la cultura e del suo Paese, vincitore del premio YFC (Montenegro);
la tedesca Laura Guilda Grote (Germania), la sua installazione presenta una seggiolina da bimbi con strisce ricamate e scritte dedicate a Kamala Lama, una bambina salvata dallo sfruttamento infantile, che denuncia con questa struggente opera; Robert Aleawobu (Ghana) ed Eva Basile , la loro opera di shared exhibition con telaio a strascico, è stata realizzata a Klikor, in Ghana (la ricerca di antiche tessiture tradizonali africane è coniugata a sperimentazioni contemporanee con cartoni e fotografie).
Quasi a fare da simbolico fulcro alla mostra, racchiudendo le caratteristiche della Fiber Art come arte libera, relazionale e moltiplicatrice di esperienze poetiche, è l’installazione aperta “L’arte moltiplica l’arte”, frutto dei lavori successivi di tre artiste, Cristina Mariani, Adele Oliva ed Elisa Oliva, a cui si aggiunge un’opera di Elham M. Aghiili.
La web designer Cristina Mariani in un arazzo non convenzionale ha raccontato il viaggio di un seme d’acero portato dal vento, Adele Oliva , artista oltre che neuropsicologa, ha realizzato una performance di acrobazia aerea con tessuto, Elisa Oliva, videoartista ed artista circense, ha riprodotto la performance in esterno tra le montagne valdostane in un’opera di video art.
Elham M. Aghili che ha realizzato un’installazione, che pur non espressamente nata in collegamento, si sintonizza perfettamente confermando lo spirito di empatia universale che unisce gli artisti della Fiber Art. Ogni opera diventa così moltiplicatrice di altre opere, originando evoluzioni che richiamano il volteggiare del seme nell’aria.